martedì 5 ottobre 2010

L'Ara Pacis

L’altare della pace di Augusto, votato il 4 luglio del 13 a.C. e dedicato il 30 gennaio del 9 a.C., fu ideato come monumento simbolo della propaganda imperiale con lo scopo di legare saldamente la figura dell’imperatore con la pacificazione del mondo allora conosciuto. L’ara venne eretta nel Campo Marzio settentrionale proprio sul limite del pomerium della città e il sito esatto del monumento era già conosciuto a partire dal 1568, quando furono scoperti nove frammenti della decorazione scultorea, mentre altre parti dell’altare vennero rinvenuti nel 1859. Ma soltanto nel 1879 questi frammenti ritrovati furono esattamente identificati e attribuiti all’Ara Pacis di Augusto. Le prime vere esplorazioni archeologiche al di sotto del Palazzo Fiano-Almagià furono intraprese nel 1903 e portarono alla scoperta della struttura dell’altare e di altri rilievi della decorazione, mentre la completa liberazione delle parti restanti del monumento avvenne negli anni 1937-1938, in occasione del bimillenario di Augusto. Nel 1938 si procedette quindi alla ricostruzione e al restauro dell’altare che però fu trasferito dalla sede originaria in un apposito padiglione costruito accanto al Mausoleo di Augusto, luogo dove ancora oggi è possibile ammirarlo all’interno della nuova sistemazione museale. L’Ara Pacis è interamente realizzata in marmo lunense e si struttura come un recinto quasi quadrato (11, 65 x 10,62 m.) su podio, al cui interno si trova l’altare vero e proprio. Il recinto, sui cui lati lunghi si aprono due porte, è diviso all’esterno in due parti, una inferiore con decorazione uguale sui quattro lati (girali di acanto che nascono da un cespo centrale), e una superiore con decorazione scultorea più originale. Infatti le porte di accesso all’altare sono inquadrate da pannelli decorativi con la rappresentazione di scene mitologiche e allegoriche: la rappresentazione del Lupercale (di cui rimangono scarsissimi resti) e il sacrificio di Enea ai Penati in presenza di suo figlio Iulo-Ascanio, mentre sul lato opposto si trova la rappresentazione allegorica della Pace in veste di donna con due bambini sul grembo e, nell’altro panello, la personificazione di Roma (di cui rimangono scarsissimi resti) seduta sopra una catasta di armi. I due lati brevi del recinto invece accolgono nella parte superiore la rappresentazione di una processione sacra dove sono raffigurati insieme alle cariche sacerdotali romane anche Augusto e i membri della famiglia imperiale in una disposizione che riflette un ordine rigorosamente gerarchico. Sul lato sud l’imperatore è stato immortalato nel momento del sacrificio circondato dai sacerdoti e dai suoi famigliari, tra i quali si possono riconoscere Agrippa (amico fidato dell’imperatore nonché suo genero), Giulia (figlia di Augusto) e Tiberio (futuro imperatore). Sul lato opposto il fregio, meno conservato, raffigura il resto della processione nella quale, probabilmente, sono da riconoscere le figure delle vedove della famiglia imperiale (molte teste furono rifatte durante il XVI secolo). Anche la parte interna delrecinto risulta essere decorata, anche qui in una parte inferiore, a imitazione di una palizzata di legno (ricordo del recinto originario), e una parte superiore, con bucrani, corone e patere. L’altare vero e proprio, rialzato di tre gradini su tutti i lati e di cinque sul lato ovest da cui si aveva accesso alla mensa, è anch’esso riccamente decorato. Sullo zoccolo si trovano infatti le rappresentazioni di personaggi femminili, forse da intendere come raffigurazioni delle province dell’impero. Nella parte superiore dell’altare invece si trovano girali che poggiano su leoni alati. Intorno alla mensa dove avveniva il sacrificio annuale si trova inoltre un piccolo fregio con la rappresentazione del sacrificio stesso (il suovetaurilia, cioè il sacrificio di un maiale, una pecora e un toro) a cui partecipavano le vestali e il pontefice massimo.
L’Ara Pacis si presenta dunque come un monumento eclettico con motivi decorativi di diversa origine, evidenzia infatti rapporti con l’arte greca del periodo classico nella rappresentazione della processione della famiglia imperiale, una influenza dell’arte ellenistica che si manifesta specialmente nei pannelli di Enea e della Pace, e infine una tradizione più tipicamente romana documentata dal fregio sulla mensa. Con ogni probabilità la costruzione di questo monumento chiave dell’arte pubblica augustea si deve a botteghe greche.
La propaganda imperiale augustea che si manifestò in modo particolare nella costruzione di questo monumento segnò certamente la ricerca di consenso dei successivi imperatori, come nel caso spacifico di Nerone e Domiziano, sulle cui monete tornarono le raffigurazioni dell’altare della pace di Augusto proprio per sottolinare un legame ed un rimando al modello augusteo. È interessante inoltre sottolineare come nel II secolo d.C. in seguito al forte rialzamento del terreno in tutta l’area del Campo Marzio per preservare l’Ara Pacis venne creato tutto intorno al monumento un muro di contenimento che permise di continuare a vedere e conservare le splendide decorazioni scultoree che rendevano e rendono tuttora questo monumento uno dei più importanti elementi dell’arte romana.

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