Questo portico venne costruito da Augusto negli anni compresi tra il 33 e 23 a.C. sul luogo già occupato in precedenza dal Portico di Metello. La nuova struttura, che venne dedicata ad Ottavia sorella dell'imperatore, si trovava in prossimità del Circo Flaminio e vicino il Teatro di Marcello.
Il portico era costituito da un doppio colonnato che racchiudeva due templi, già inseriti nel portico di Metello, il tempio di Giove Statore e il tempio di Giunone Regina. Il Portico di Ottavia era inoltre caratterizzato dalla presenza di opere d'arte, anche queste ereditate dalla più antica struttura. Doveva trattarsi di un vero e proprio museo a cielo aperto in quanto qui era ospitato il gruppo con 34 statue equestri di bronzo, opera di Lisippo, raffiguranti Alessandro e i suoi ufficiali alla battaglia del Granico.
Era esposta qui inoltre la prima statua dedicata (verso il 100 a.C.) ad una donna a Roma, che rappresentava, in bronzo, Cornelia, la madre dei Gracchi. Sappiamo inoltre che sul lato di fondo del portico si apriva una grande esedra, la Curia Octavia, e all'interno del portico dovevano trovarsi anche la biblioteca latina e greca. Parte di questo portico si trova rappresentato nei frammenti della pianta marmorea severiana e doveva avere una pianta rettangolare di 119 x 132 m.
L'ingresso del portico di Ottavia si trovava sul lato meridionale, ed era costituito da un propileo, conservato, con due facciate identiche parallele sporgenti all'esterno ed all'interno del portico. Ogni facciata aveva quattro colonne corinzie scanalate tra due ante sormontate da architrave e timpano. Le facciate erano collegate fra loro sui lati da archi in laterizio con rivestimento marmoreo che si aprivano sul portico e formavano un grande ambiente con soffitto di legno.
Sono testimoniati lavori di restauro in età domizianea, dopo l'incendio dell'80 d.C. ed una quasi integrale ricostruzione da parte di Settimio Severo dopo l'incendio del 191 d.C.
Sono testimoniati lavori di restauro in età domizianea, dopo l'incendio dell'80 d.C. ed una quasi integrale ricostruzione da parte di Settimio Severo dopo l'incendio del 191 d.C.
Oggi si può vedere la struttura del propileo di ingresso del portico che conserva le due colonne di sinistra della facciata esterna (le altre furono sostituite da un arco in laterizio probabilmente durante il medioevo in corrispondenza della chiesa di S. Angelo in Pescheria) l'architrave (con iscrizione che testimonia i lavori di restauro di Settimio Severo nel 203 d.C.) e il timpano. Si possono vedere ancora inoltre tre colonne con architrave e timpano della facciata interna, parti del tetto con tegole di marmo e antefisse con raffigurazioni di aquile, gli archi laterali con mensole di marmo e resti del rivestimento marmoreo. Accanto al propileo, sulla sinistra, si conservano inoltre alcune colonne dell'ala porticata meridionale, sono di granito e di cipollino alternate, mentre sul lato destro gli scavi hanno rimesso in luce la base su cui poggiava il colonnato, parte della pavimentazione e resti del più antico portico di Metello.
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