lunedì 11 ottobre 2010

Le Terme di Caracalla

Questo grandioso complesso termale venne costruito agli inizi del III secolo d.C. dall’imperatore Marco Aurelio Antonino Bassiano detto Caracalla e inaugurato per l’esattezza nel 216 d.C., ma i lavori proseguirono anche durante l’impero di Elagabalo e Alessandro Severo quando venne costruito il portico del recinto esterno e completata la decorazione, e dunque le terme possono considerarsi ultimate intorno al 235 d.C. Sono documentate successivamente fasi di restauro effettuate da Aureliano, in seguito ad un incendio, e da Diocleziano, con lavori di sistemazione dell’acquedotto (aqua Antoniniana) costruito da Caracalla per alimentare le sue terme. Gli ultimi restauri agli ambienti termali furono eseguiti da Teodorico e risalgono ai primi anni del VI secolo d.C., cioè pochi anni prima del definitivo abbandono delle terme avvenuto nel 537 d.C. in seguito al taglio degli acquedotti operato dai Goti di Vitige durante il loro assedio alla città.
A partire da questo periodo le terme divennero una delle più gandi cave di materiale pregiato di Roma. Nel XII secolo abbiamo notizia di alcuni capitelli riutilizzati nel Duomo di Pisa e nella chiesa di S. Maria in Trastevere, ma è nel XVI secolo che gran parte del complesso termale venne saccheggiato ad opera di papa Paolo III Farnese, che utilizzò i materiali tratti dagli scavi del 1545-1547 per la costruzione del suo palazzo nel Campo Marzio (Palazzo Farnese, oggi sede dell’Ambasciata di Francia). In questo periodo avvennero i ritrovamenti di maggior pregio e vennero scoperti, oltre alle opere considerate “minori”, il cosiddetto Toro Farnese (gruppo scultoreo che rappresenta il supplizio di Dirce), una statua di Flora (Flora Farnese) e l’Ercole Farnese (Ercole in riposo), tutte sculture che andarono ad arricchire la collezione della famiglia Farnese e che sono oggi conservate nel Museo Nazionele di Napoli.
Dopo questi sterri le terme continuarono a fornire pezzi pregiati che in continuazione vennero posti in opera nelle costruzioni moderne come nel caso della colonna di granito eretta in piazza Santa Trinità a Firenze nel 1561 proveniente dal frigidarium delle terme, e delle due grandi vasche di granito bigio riutilizzate in piazza Farnese a Roma nel 1612.
In seguito scavi sistematici del complesso furono intrapresi solo nel 1812 e proseguirono a più riprese fino alla prima metà del XX secolo, quando venne scoperto il grande mitreo nei sotterranei; infine, in tempi più recenti, le ultime indagini archeologiche e le sistemazioni dell’area archeologica sono state eseguite negli anni Ottanta e Novanta.
Le terme consistono di un corpo centrale (220 x 114 m.) posto al centro di un’area circondata da un recinto esterno (337 x 328 m.) costituito da un portico, dove si trovavano due piani di tabernae e di cui oggi rimangono scarse tracce visibili sul fronte nord, su via delle Terme di Caracalla. Ai lati est e ovest di questo recinto si aprono due grandi esedre ognuna con una sala absidata centrale e due ambienti minori alle sue estremità, mentre nel lato sud trova posto la grandiosa cisterna per la raccolta dell’acqua, che consisteva in 18 ambienti comunicanti coperti a volta per una capacità totale di circa 10.000 metri cubi. Addossata alla cisterna, ad impedirne la vista dall’impianto termale vero e proprio, si trova una gradinata che tradizionalmente viene riferita ad uno stadio, mentre forse è da interpretare come una cascata d’acqua che creava un suggestivo effetto scenografico. Ai lati di questa struttura due ambienti rettangolari sono stati identificati come biblioteche.
Un giardino separa il recinto esterno dal corpo centrale in cui si trovano gli ambienti termali, il cui accesso avveniva anticamente sul lato nord attraverso due vestiboli che conducevano a due spogliatoi adiacenti (apodyteria). A separare queste due strutture simmetriche si trova la grande vasca della natatio, la piscina scoperta. Seguendo il percorso antico si passa nelle palestre, due grandi ambienti simmetrici con abside posti alle estremità dell’edificio e caratterizzate dalla presenza di portici con colonne di giallo antico e da mosaici pavimentali policromi. Da qui si intraprendeva la serie dei bagni partendo dal calidarium, la sala circolare per i bagni caldi posta al centro dell’estremità meridionale, con grande vasca centrale e altre sei minori poste tra i pilastri che sostenevano la cupola di copertura. Proseguendo sull’asse centrale verso nord si entra poi nel tepidarium, fiancheggiato da due vasche, e quindi nella grande sala del frigidarium (58 x 24 m.), posta al centro di tutto il complesso, con i pilastri che sorreggevano le tre grandi volte a crociera e con le quattro vasche per i bagni di acqua fredda.
Interessante è anche il complesso dei sotterranei con i corridoi carrabili di servizio da cui dipendeva il completo funzionemento delle terme. In uno di questi sotterranei vicino all’esedra occidentale del recinto esterno venne impiantato verso la prima metà del III secolo d.C. uno dei più grandi mitrei rinvenuti fino ad oggi a Roma.

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